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Il pressing secondo Simone Inzaghi

Un altro aspetto interessante legato alla prima uscita dell’Inter di Inzaghi è legato al modo di difendere, contro il Genoa. Che, lo ripetiamo ancora una volta, non può essere un campione statistico rilevante visto che si tratta di soli 90’ e per di più contro una squadra che – prima di un’espulsione avversaria – era sotto 2-0 contro il Perugia nei sedicesimi di Coppa Italia. Ma tant’è.
La premessa necessaria a questo discorso ci porta all’introduzione del PPDA, un indice che segnala quanti passaggi in media una squadra concede prima di effettuare un’azione difensiva. Più è basso l’indice, più la squadra si segnala per un pressing alto.
Per contestualizzare meglio questo dato, un breve excursus sull’Inter di Conte.
Nella stagione 2019/20, la prima del tecnico leccese a Milano con il suo 3-5-2, l’Inter ha un PPDA di 9.5. Questo perché le punte sono uno strumento importante di interdizione e guidano i movimenti delle due mezzali che – a seconda del lato in cui si sviluppa l’azione – escono forte sul portatore di palla per andare a disturbare. Barella e Sensi, soprattutto nei primi mesi di calcio contiano, sono una fonte inesauribile di energia.
La stagione finisce come sappiamo e Conte – per tentare un nuovo assalto allo Scudetto – prova a cambiare l’assetto della squadra e instaura il 3-4-1-2, modulo che doveva favorire l’inserimento di Eriksen ma che in realtà si rivela utile per sfogare a tutto campo il dinamismo di Barella, con Vidal e Brozovic a difesa della propria metà campo.
Nel 2020/21, prima della famosa gara con il Sassuolo, l’Inter di Conte ha un PPDA di 11.8: inferiore all’anno precedente, ma comunque 1° in Serie A. L’Inter è meno spregiudicata, ma prende lo stesso un’imbarcata di gol, per lo più stupidi. Cos’è successo? Con il senno di poi, possiamo trovare tre principali cause:
  • Il troppo spazio alle spalle del doppio mediano rappresenta il tallone d’Achille della squadra, il buco in cui gli avversari banchettano e tagliano in due l’Inter. Vi ricordate Calhanoglu nel derby d’andata? Ecco. Questo sfilacciamento crea anche uno squilibrio interno alla squadra, chiamata a correre di più e male per coprire tutto il campo.
  • In tutto questo pesa l’assenza della difesa titolare (causa COVID) fino a novembre. Fino alla gara con il Torino (quel rocambolesco 4-2 che precede la svolta di Sassuolo), de Vrij, Skriniar e Bastoni giocano insieme una sola partita, contro la Lazio.
  • Un altro elemento sottovalutato, che ha inficiato nei risultati di inizio stagione, è stata la praticamente nulla preparazione fisica della squadra, unita alla scarsa forma di alcuni elementi cardine (uno su tutti, Arturo Vidal) che hanno pregiudicato lo sviluppo di un sistema di gioco automatizzato e coerente.
Per tutti questi motivi, e fondamentalmente perché era chiaro che QUELLO era l’anno in cui l’Inter doveva vincere lo Scudetto, Conte fa marcia indietro, abbassa di trenta metri il baricentro della squadra e si pone come obiettivo principale quello di difendere la propria trequarti. Perché in mezzo alla difesa sta crescendo la BDS e a centrocampo la cerniera formata da Brozovic e Barella è una sicurezza.
Il pressing lo portano, sporadicamente, solo gli attaccanti, mentre il resto della squadra difende posizionalmente. L’indice PPDA crolla e posiziona l’Inter all’ultimo posto in Serie A, con una media di 20.1 – ma la squadra infila una serie strabiliante di successi, abbatte tutte le avversarie e grazie a un gioco iper verticale chiude i giochi per la Serie A con un mese d’anticipo.
E Inzaghi?
Con il Genoa, sembra aver ripreso alcuni dettami tattici dell’Inter di Conte. Della posizione di Brozo abbiamo già detto, ma in realtà il suo variare all’interno del centrocampo è solo uno dei modi in cui l’Inter ha attaccato gli avversari. Si sono viste anche le costruzioni dal basso tipiche del biennio precedente, basta guardare l’azione che porta al gol annullato di Calhanoglu, la palla parte dai piedi di de Vrij, passa da Skriniar e Brozovic, poi duetto tra Dzeko e Sensi e apertura per Perisic. 80 metri di campo in 6 passaggi.
Ma soprattutto, Inzaghi ha alzato vertiginosamente il baricentro dell’Inter – con un indice PPDA che è tornato ai livelli del Conte I: 8.94.
Questo è successo perché, oltre al baricentro più basso e alla foga agonistica di una squadra che si è sentita legittimamente superiore all’avversario, Inzaghi ha restaurato alcune uscite “lunghe” delle mezzali, come in questo caso.
Anche quando le linee si ricomponevano, e si tornava al 5-3-2 d’attesa con cui i nerazzurri hanno vinto lo Scudetto, l’Inter rimaneva molto alta e “spaccata” in due. Si è ricreata la famosa zona “grigia” dietro al centrocampo. Le uniche volte in cui il Genoa è risultato pericoloso, è stato proprio quando ha eluso la pressione interista e si è trovata a gestire il pallone a trenta metri dalla porta di Handanovic.
Chissà se questo sistema difensivo verrà riproposto più spesso da Inzaghi, che alla Lazio era riconosciuto come un allenatore che preferiva abbassare all’inverosimile le sue squadre, per poi sprigionare i colpi di Immobile negli spazi in verticale.
Già contro il Verona sarà interessante vedere come l’Inter gestirà la posizione di Zaccagni, che l’anno scorso ha costruito il suo ottimo campionato banchettando sui 30 metri avversari e dialogando con i due esterni. Ma adesso Dimarco non c’è più e Faraoni è ancora ai box. Sicuramente il Verona è ancora un cantiere aperto, con Di Francesco che deve prendere una decisione definitiva sulla direzione da dare alla squadra. Ma i dettami di Juric che hanno fatto molto soffrire l’Inter nel biennio contiano sono ancora presenti in rosa e tra il 10 e Barak, il Verona può essere un banco di prova interessante per la squadra di Inzaghi.

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