Le prime giornate di campionato, si sa, sono spesso poco indicative dei trend della stagione. Tuttavia, una partenza convincente dà benzina ed entusiasmo e l’Inter di Antonio Conte dovrà essere brava a incanalare la sbornia emotiva del roboante 4-0 con cui ha regolato un Lecce caparbio che è arrivato a San Siro con una proposta di gioco chiara, deciso a mettere in difficoltà Brozovic e compagni sfruttando i loro punti di forza. A un certo punto, l’Inter è sembrata semplicemente troppo per la squadra salentina che a poco a poco ha issato bandiera bianca. I nerazzurri hanno dato segnali chiari, estremamente espliciti e nel segno della continuità rispetto a quanto fatto vedere durante la pre-season: le indicazioni che voleva Conte che sono arrivate, la sfida sarà mantenere lo stesso livello di concentrazione e aumentare il ritmo dell’esecuzione, affinando anche alcuni profili individuali che nel sistema contiano possono fare la differenza.
INTENSITA’ – Il Lecce ha schierato il suo tridente d’attacco a uomo sulla linea difensiva dell’Inter, in modo tale da impedire uno sviluppo veloce della manovra. Tuttavia, Conte ha dirottato il gioco sulle fasce, con Candreva che giocava praticamente con i piedi sulla linea laterale. Le ricezione degli esterni sono state spesso dinamiche (differenza sostanziale rispetto alle secche del gioco spallettiano) e avevano l’obiettivo di ribaltare il fronte, creando una situazione di 1vs1 perenne sul lato opposto del campo. Insieme a Brozovic e Sensi, Candreva è stato il più attivo in questo tipo di giocata, lanciando lungo per ben dieci volte. Nel primo tempo, il lato di Rispoli è stato quello più bersagliato e il punto in cui è nata l’azione che ha portato alla prima marcatura di Brozovic.
POSSESSO – L’Inter di Conte si vede nei dettagli: stando ai dati di UnderStat, i nerazzurri hanno banchettato sulla trequarti avversaria, completando 20.41 passaggi di media negli ultimi 30 metri di fronte la porta di Gabriel. Se relazionato all’ultimo dato utile della gestione Spalletti, ovvero la gara contro l’Empoli, si nota la differenza sensibile: in una partita da win or go home, l’ultima Inter della scorsa stagione si era fermata a 14.01 passaggi di media sulla trequarti. L’eredità più grande lasciata dal tecnico di Certaldo – oltre la doppia qualificazione in Champions League – è stata senza dubbio Marcelo Brozovic, il vero MVP della gara contro il Lecce che si è preso con forza la leadership della squadra. Ieri si è mosso bene in fase di impostazione e, grazie alla duttilità di Sensi, ha potuto esplorare alcune zone di campo che l’anno scorso gli erano precluse visto che la sua assenza in mediana comportava lo stallo della costruzione. Contro il Lecce si è spinto in avanti, è arrivato al cross ed è riuscito ad accompagnare su più livelli il gioco dell’Inter. Questo anche grazie a come la squadra si è ordinatamente disposta in campo, seguendo i principi del gioco posizionale di Conte.
TREQUARTI – L’aspetto più intrigante per cui osservare la nuova Inter di Conte era l’occupazione della trequarti campo che in epoca recente era stata terra di nessuno, soprattutto per mancanza di un certo tipo di giocatori. In fase di non possesso, Sensi è stato ottimo a calarsi nella parte dell’interdittore andando a dar fastidio al primo possesso leccese, per poi accompagnare l’azione e rientrare nei ranghi.
In fase di possesso, invece, Lautaro e Lukaku hanno cominciato a conoscersi e a muoversi negli spazi. In questa prima uscita, si sono divisi equamente il lavoro in base a dove transitava il pallone: Lukaku ha giocato molto di sponda a ridosso della metà campo – dieci passaggi effettuati – per poi lanciarsi in profondità, mentre Lautaro è stato più stazionario e in grado di giocare vicino al colosso belga. In un esempio pratico, l’azione del gol di Big Rom nasce esattamente da questo tipo di situazione: il 9 nerazzurro fa da sponda, Martinez si coordina e tira. Sul rimpallo, Lukaku centra la prima rete nerazzurra, con tanto di inchino alla curva. Che attaccante scenico.
Le sue scorribande palla al piede hanno infiammato San Siro e il buon Rossettini è entrato nella storia dalla parte sbagliata come il primo difensore della Serie A (il primo di tanti, si augurano i tifosi dell’Inter) che ha cercato di fermare il treno belga che sbuffava velocità verso la porta di Gabriel. La sensazione è Lukaku debba ancora registrare a pieno la sua condizione fisica, ma sicuramente non stiamo parlando di un attaccante boa: la rapidità con cui riesce a girarsi e il modo che ha di suggerire il passaggio in verticale, come nel caso di cui sotto, ne fanno un arma interessante da usare per Conte, che potrà abbinarlo con il giusto partner a seconda delle necessità.
L’Inter ha giocato una partita coerente con le aspettative sviluppate nel corso della amichevoli, prendendosi qualche pausa durante la gara ma senza mai togliere completamente le mani dal volante. Sarà interessante vedere come la linea difensiva, sempre alta e aggressiva, affronterà attaccanti brevilinei e come si adatterà a situazione di transizione veloce che al momento sembrano essere il possibile punto debole di un reparto che deve ancora registrarsi. In fase offensiva, tutto passerà dalla vena individuale in un sistema che sta già pagando dividendi. Il Lecce ha giocato una gara coraggiosa, lasciando spazi e prendendo campo. Contro il Cagliari, domenica prossima, si potrebbe assistere ad un altro tipo di spartito, quello in cui l’Inter deve stanare l’avversario con un possesso veloce e movimenti intensi, che a tratti contro il Lecce non si sono visti. Ma, come direbbe Conte, per essere protagonisti bisogna essere dinamite. E la rincorsa è cominciata.