Inter-Juventus è sempre una partita sentita, per cuori forti. Quella che si è giocata nella settima giornata di Serie A 19/20 è stata anche una bellissima gara, intensa e ricca di sfaccettature: c’è stato un momento del match in cui a far la differenza sarebbe bastato un singolo, microscopico dettaglio – e alla fine la cauzione la paga per tutti Gonzalo Higuain, subentrato a partita in corso e autore del secondo gol negli ultimi minuti che permette alla Juve di espugnare San Siro. L’Inter cade ancora, sempre per 2-1 contro una delle più forti formazioni europee: al di là degli errori individuali, non ha da rimproverarsi nulla. Per larghi tratti della gara, ha giocato alla pari contro una squadra semplicemente più forte che ha dimostrato un’attitudine alla vittoria che ancora manca alla squadra di Conte. La settimana della duplice sconfitta contro Barcelona e la Juventus può dare solo importanti insegnamenti alla squadra del Biscione, in cerca di continuità e di cinismo – che anche nella gara di domenica sera è mancato.
SARRI BALL – L’idea di Sarri è aggressiva, bramosa di vittoria: la Juventus attacca alta, si schiera a uomo sull’Inter e difende in avanti, otturando ogni linea di passaggi nella trama contiana. Bernardeschi e Dybala si alternano a disturbare il primo possesso e Brozovic, che si ritrova sempre accerchiato. Proprio questa pressione conduce all’errore in fase d’impostazione di D’Ambrosio, al quarto minuto: il lancio di Pjanic trova de Vrij e Godin posizionati male, mentre Dybala fa una diagonale che taglia il campo e si trova in uno contro uno con Skriniar. Lo slovacco temporeggia, ma il missile che gli passa tra le gambe finisce in rete.
L’Inter non si fa scomporre e dà una dimostrazione di maturità ricominciando a svolgere il piano partita di Conte – la palla gira, i centrocampisti si aprono (Sensi sempre larghissimo a dettare il passaggio, sulla sinistra) e le due punte fanno a sportellate contro De Ligt e Bonucci, ma è ancora la Juve ad andare vicina al raddoppio grazie a Ronaldo, il cui tiro prende il palo. Questa seconda occasione della Juve rende chiaro l’altro spunto con cui Sarri vuole aprire la difesa dell’Inter: in fase di costruzione, la palla gira bassa e veloce mentre gli attaccanti bianconeri partono larghissimi e molto lontani dalla porta. Poi si incrociano, o tagliano verso l’area di Handanovic: in questo modo Sarri prova a giocare sulla poca velocità di Godin e de Vrij, ma dopo una sfuriata iniziale l’Inter si riassesta e prende in mano la partita. Come detto, la Juve marca a uomo e spesso Pjanic si alza per andare a disturbare Brozovic o Barella, lasciando scoperta una porzione centrale di campo: l’Inter ha la possibilità di far male in quella zona, ma né Lukaku né Lautaro riescono ad abbassarsi con i tempi giusti.
TORO – L’Inter ha un paio di occasioni in contropiede ma sia Lukaku sia Lautaro sbagliano l’ultimo passaggio, preferendo dialogare fra loro anziché servire Sensi libero sulla sinistra. Il pari arriva dopo un’azione avvolgente della squadra di Conte che muove il pallone da sinistra a destra e sul cross di D’Ambrosio trova il braccio di De Ligt, intervenuto in maniera scomposta per arginare il tentativo acrobatico di Lautaro. Che si guadagna il rigore e lo calcia, con un’esecuzione perfetta. Il Toro in due stagioni ha segnato contro Milan, Juventus e Napoli – decidendo in due occasioni con i suoi gol il risultato finale. Questo in barba a chi lo bolla con etichette approssimative. Al di là della rete, Martinez ha giocato una partita a tutto campo – come fatto anche in altre occasioni, quest’anno. Tocca molti palloni, effettua 4 dribbling (fra cui un sombrero su De Ligt) e si sgancia sempre con i tempi giusti dalla marcatura avversaria per una sponda sulla trequarti che innesca sempre un pericolo.
DIFFICOLTA’ – Nel secondo tempo, l’Inter accusa un po’ di stanchezza e soffre le avanzate della Juve. A difesa schierata arriva un’occasione pericolosa con un altro taglio di Dybala e il gol di Higuain, che coglie alla sprovvista il neo-entrato Bastoni, che pur ha giocato una gara diligente e coraggiosa nell’impostazione. Il Pipa è semplicemente più bravo a posizionarsi e ricevere il filtrante e a tu per tu con Handanovic non sbaglia mai: brutti ricordi per il tifoso interista e una situazione da analizzare nel profondo per Antonio Conte – per far sì che contro altre squadre non ricapiti.
Un altro che nel secondo tempo è calato parecchio è Romelu Lukaku: il bomber interista ha giocato una prima frazione importante, in cui ha retto bene l’urto con Bonucci e si è reso protagonista di un paio di scorribande interessanti.
Nella ripresa, ha accusato la stanchezza e si è fatto più timido. Per lui, è una discriminante avere Stefano Sensi al fianco: con il numero 12 il belga si trova meglio e sfrutta più soluzioni. Vecino non è ancora riuscito a dare lo stesso apporto, nonostante il cambio a tre punte di Sarri gli abbia concesso più spazio in cui muoversi con la palla, in verticale. Alla fine di Big Rom rimangono un paio di highlights interessanti, ma come specificato da Conte sta lottando da almeno un mese con una condizione fisica non ancora ottimale – e si è visto.
FINALE – Tirando le somme di questa settimana, l’Inter ha pagato con due sconfitte un’evidente carenza d’organico: il tasso di campioni. Barcelona e Juve hanno colpito a cuore aperto i nerazzurri, sfruttando forse gli unici punti deboli mostrati in 180′: questo fanno le grandi squadre e questo è mancato al team di Conte. Che ora vedrà la rosa spolparsi per la pausa per le Nazionali ma al rientro è atteso da un altro tour de force che incomincerà da Sassuolo, terra storicamente ostile per l’Inter. La doppia sfida contro il Borussia Dortmund delineerà il cammino europeo dell’Inter, mentre il resto delle gare di Serie A saranno più comode – e lì Conte dovrà essere bravo a racimolare più punti possibile, visto che dicembre vedrà i nerazzurri protagonisti di altri big match.