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Le caratteristiche degli esterni offensivi: cosa garantiscono Perisic, Keita e Politano?

Il rendimento degli esterni nerazzurri è sempre sotto la lente di ingrandimento specialmente alla luce di quello che riescono a garantire le altre coppie di esterni presenti in Serie A. In generale un esterno d’attacco deve saper garantire degli strappi, deve saper puntare l’avversario per portare la superiorità numerica e poi deve saper decidere cosa sia meglio nello sviluppo dell’azione: se passare il pallone a qualcuno posizionato meglio o risolvere in solitaria l’azione concludendo verso la porta.

Va da sé che l’optimum sarebbe avere due esterni in grado di fare egregiamente entrambe le cose per essere imprevedibili, ma anche avere una coppia in grado singolarmente in maniera ottima ognuna delle due cose. E gli esterni nerazzurri come si posizionano? Come si possono paragonare con gli avversari? Cosa garantiscono Perisic, Politano e Keita in confronto ai top della Serie A?

Per provare a paragonare i rendimenti abbiamo considerato come costante il numero di dribbling – elemento caratterizzante di un esterno offensivo – che si posizionano sull’asse delle X, mentre sull’asse delle Y troviamo il numero di tiri complessivi e quelli di cross uniti alle chance create. Tutti i dati sono stati calcolati ogni 90′ giocati e non per il numero di apparizioni in campo – cosa che altererebbe sensibilmente i dati -.

Iniziamo coi nerazzurri. Il primo dato che salta all’occhio è come Perisic effettui meno dribbling sia di Politano che di Keita: il croato ne esegue 0,8 ogni 90′, mentre Keita e Politano ne eseguono positivamente 1,8, denotando subito un grande gap. La seconda differenza fra i tre sta nel risultato che portano questi dribbling: Perisic è l’unico dei tre esterni tenuti in considerazione in questa analisi a generare più tiri rispetto al numero di chance e cross (sono 1,64 ogni 90′ i tiri del croato); Keita e Politano invertono la tendenza lavorando più coralmente con il senegalese che addirittura genera una differenza di 0,7 punti fra i propri tiri e le occasioni create per gli altri. Riassumendo, in maniera semplicistica, Politano e Keita dopo aver puntato e dribblato gli avversari provano a cercare i compagni di squadra, Perisic palesa delle difficoltà nei dribbling e preferisce comunque la soluzione personale rispetto al gioco corale.

 

Come Perisic, ad esempio, si può notare nella rappresentazione grafica, si comportano giocatori come Insigne, Chiesa e Gervinho, ma si palesano all’occhio subito delle differenze sostanziali: Insigne è colui che effettua più tiri in assoluto in questo grafico; Chiesa – secondo dietro a Insigne – effettua un numero di dribbling leggermente sopra la media dei giocatori tenuti in considerazione; Gervinho, infine, ha un numero di tiri simile a quello di Perisic, ma è il terzo per dribbling riusciti ogni 90′ in Serie A.

Si capisce dunque quale sarebbe il motivo per cui Spalletti abbia insistito con Perisic, ma qui si vede come i numeri non premino le scelte del tecnico toscano.

La cosa curiosa di questo grafico e che spiega perfettamente il concetto iniziale lo si evince dal posizionamento di Ilicic e Gomez: l’Atalanta, che non partiva nel novero delle squadre in lotta per la Champions League ma ha trovato due rifinitori che dominano – o quasi – in ognuno dei tre ambiti. Ilicic è il secondo per dribbling e il terzo per tiri, Gomez è il primo per occasioni create: sono da questo punto di vista il tandem di rifinitori più prolifici della Serie A ad oggi.

Leggendo poi nel dettaglio tutti i singoli giocatori presenti si può analizzare il rendimento delle squadre a partire dal rendimento degli esterni, come ad esempio si può vedere come la Juve sia molto eterogenea nel comportamento dei suoi laterali offensivi e sappia garantire sempre caratteristiche diverse a seconda della combinazione, oppure come la Roma fatichi a incidere con ben due esterni su tre nel grafico che non raggiungono né un tiro ogni 90′ né un’occasione creata e lo stesso El Shaarawy, il migliore a livello numerico, non conclude molto verso la porta.

Variare le caratteristiche degli esterni, avere più bocche da fuoco possibili unite a giocatori in grado di creare la superiorità numerica è una chiave. E in un momento in cui i migliori due esterni per rendimento fuori per motivi diversi, l’Inter ha faticato dannatamente fatica a sfondare sulle fasce e questo si è ripercosso sulle soluzioni offensive della squadra.

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