L’analisi odierna è un’analisi particolare e non solo perché i nerazzurri hanno vinto 4-0 una gara facile sulla carta, ma perché sarà monografica, ovvero si concentrerà sull’apporto del calciatore più chiacchierato del momento in casa Inter: Christian Eriksen, il tutto per verificare i progressi del danese e capire come procede il suo ambientamento alla luce delle (troppe?) critiche pervenutegli in queste settimane.
FASE OFFENSIVA – L’ex Tottenham non ha concluso la sua gara sul tabellino dei marcatori né su quello degli assistman, ma questo non vuol dire assolutamente che la sua prestazione sia stata negativa in zona gol, tutt’altro. Iniziamo con un dato che risalta all’occhio entrando nel dettaglio: la manovra quando passa dai suoi piedi è sicuramente più fluida e più pericolosa. Nelle azioni in cui non conclude o in cui non cerca l’assist, l’Inter colleziona 1.69 xG quando il pallone passa dai suoi piedi. Questo lo si evince maggiormente dall’altro dato preminente nelle sue statistiche, i due hockey assist che ha collezionato nei 90 minuti giocati contro la squadra di Di Biagio. Il gol del 3-0 nasce da una transizione gestita alla perfezione dall’Inter e da una lettura eccellente da parte di Eriksen: con dieci tocchi si arriva da Handanovic a Sanchez coinvolgendo il danese che – sta qui la lettura di livello – invece di servire un apparentemente più libero Candreva trova Biraghi in velocità che è libero da marcature per il grande movimento di Lautaro che taglia fuori due difendenti in un colpo solo lasciando la SPAL inerme ad aspettare il taglio vincente del cileno. Le sue letture portano a due occasioni create, al pari di Candreva e Lautaro.
FASE DI PALLEGGIO – Sono 72 i palloni toccati da Eriksen contro la SPAL in una gara in cui ha giocato effettivamente da mezzala in linea con Gagliardini creando un triangolo molto stretto con Brozovic a supportare Lautaro che parte quasi sempre alle spalle di Sanchez, falso centravanti per l’occasione. Si diceva dei 72 palloni toccati, con 37 passaggi nella metà campo offensiva a cui ricondurre il dato di prima (Gagliardini ha un xG Buildup migliore, ma i palloni toccati in fase di manovra sono sensibilmente di meno). Il tasso di realizzazione è secondo solo a quello di Brozovic fra i titolari: i due si sono cercati moltissimo con 20 passaggi vicendevoli, ma quello che lascia intuire come Eriksen sia sempre più coinvolto nella manovra sono i passaggi verso Biraghi e Candreva. Gli esterni per il gioco di Conte sono importantissimi e Eriksen li ha cercati in 16 occasioni, spessissimo in velocità che è la chiave di volta per il gioco nerazzurro che mira a chiudere con i quinti le azioni offensive.
FASE DIFENSIVA – Sicuramente è questo il cruccio contiano circa Eriksen come testimoniano i 17 possessi persi nei 90 minuti, più di chiunque altro. A controbilanciare in parte ci sono i 7 possessi recuperati, ma quando il grande numero di palloni viene giocato centralmente con la squadra in salita, perdere così tanti palloni espone giocoforza alle ripartenza avversarie. Eriksen, però – ed è una cosa da sottolineare – non gioca solo oltre la metà campo, ma in moltissime occasioni si trova davanti la propria area di rigore in posizione di doppio playmaker alla destra di Brozovic dando un’ulteriore possibilità di sviluppo alla manovra dal basso con i centrocampisti avversari che necessariamente devono scegliere se lasciare impostare i nerazzurri con Brozovic ed Eriksen o lasciare all’uno contro uno le due punte.
L’equilibrio deve ancora essere tornato e non può essere una gara contro una squadra già virtualmente retrocessa a far cantare vittoria, ma i movimenti e le letture di Eriksen si avvicinano vieppiù al gioco di Conte e avere un giocatore di questo livello a servizio della squadra non solo rende migliore gli altri 10 in campo, ma innalza immediatamente le prestazioni del singolo che acquisisce una dimensione ulteriore a quella già largamente riconosciutagli.