Contro la Sampdoria, sono due gli aspetti positivi della partita dell’Inter: la squadra di Spalletti si è dimostrata in crescita dal punto di vista atletico ed è parsa rinvigorita sotto l’aspetto mentale. È stata una gara complicata perché la tecnica del centrocampo della Samp ha messo in difficoltà il sistema di pressing nerazzurro e la farraginosità della manovra (soprattutto nel primo tempo) ha causato i soliti problemi di costruzione. L’identità di Spalletti non consiste nel variare lo spartito. Ma nell’aumentare il ritmo del gioco fino a sfiancare l’avversario, per provare a infilarlo con qualche imbucata centrale.
La Samp non è mai stata davvero pericolosa, se non quando l’azione partiva dal basso. Infatti, l’Inter si alzava spesso in pressing che Ekdal e Linetty sono stati bravai a eludere sfruttando anche la presenza di Saponara fra le linee. Il rombo mobile del centrocampo doriano è stato dinamico nell’adattarsi alla pressione interista, indirizzando la densità da un lato per poi uscire palla al piede e ribaltare il lato, dove si verificava spesso un 1vs1, come nel caso qui sotto.
Nainggolan ha guidato difensivamente la squadra, portando sempre il primo pressing e tenendo corta la squadra, riuscendo a rientrare molto meglio rispetto alle ultime partite. Il suo modo di arpionare palloni ha strappato più di un applauso a San Siro, culminato nella standing ovation al momento del cambio, dopo il gol del 2-1. Inoltre, l’intesa con Lautaro è intrigante: i due si sono scambiati molti palloni, riuscendo a completare i movimenti a vicenda. In fase di non possesso, il variegato modo di recuperar palla di Nainggolan ha mandato un po’ in crisi Lautaro, che si muove meglio con Icardi da questo punto di vista, ovvero quando deve andare a recuperare non sul portare ma sul primo scarico.
Nello specifico, la partita di L. Martinez merita una considerazione a parte vista la sovra esposizione che il Dieci ha avuto nell’ultima settimana, anche a causa della questione Icardi. Non ha segnato, probabilmente poteva fare meglio in un paio di occasioni, ma ha fatto tutto quello che Spalletti si aspettava da lui. Paradossalmente, ha toccato meno volte il pallone rispetto a Icardi contro il Parma (29 ieri, 32 sabato scorso) ma è sembrato molto più partecipe alla manovra, grazie soprattutto a dei movimenti costanti che hanno restituito spazi e corridoi interessanti per gli inserimenti di Nainggolan e le diagonali di Perisic e Politano. L’azione simbolo della sua partita è legata ad un corpo a corpo ingaggiato con Tonelli: Martinez vince il duello, poi alza la testa e serve un pallone d’oro a Candreva. Pochi minuti dopo, un suo velo apre una voragine nella difesa doriana che porta Perisic a concludere a botta sicura, ma Audero para.
Inoltre, De Vrij e Skriniar hanno giocato una partita molto solida, impreziosita da una serie di giocate che valgono il prezzo del biglietto. Se il numero 37 si è concentrato sul contenere le uscite avversarie, De Vrij si è concesso un paio di momenti di pura classe, come quando ha mandato praticamente in porta Perisic con un lancio d’esterno (da cui nasce il corner che vedrà Skriniar girare al volo a centro area, gol annullato a causa della posizione di off side di D’Ambrosio). I due centrali sono il pilastro su cui si basa la difesa interista che – nonostante i recenti periodi di black out – è riuscita a migliorare lo score dell’anno scorso: solo 17 gol subiti, due in meno rispetto al 17/18, secondo miglior dato del campionato, a fronte dell’ottavo attacco della Serie A, in coabitazione con il Sassuolo.
Una valutazione approfondita vi è da fare sulla gara di Ivan Perisic, che a poco a poco si sta riproponendo come solida alternativa a sinistra, aspettando il rientro di Keita. Il croato ha giocato una partita intensa, in cui ha recuperato molti palloni e ha giocato con la squadra. È riuscito a integrarsi meglio spalle alla porta, propiziando un paio di ottime occasioni. Ha tagliato, cambiato verso e – soprattutto – è tornato a puntare l’uomo con consistenza. Il gol dell’1-0 nasce da un paso doble di Perisic che va sul fondo e mette un pallone in mezzo, dove D’Ambrosio arriva famelico.
Mentre si susseguono le parole della dirigenza dopo l’Assemblea dei Soci e nell’attesa che sia ultimata l’analisi tattica di #InterSampdoria, vi vogliamo proporre un estratto relativo al gol di D’Ambrosio. pic.twitter.com/8HBh5ZzL6x
— L’Orologio Podcast (@TheOrologio) 18 febbraio 2019
Infine, c’è un ultimo grafico che testimonia due cose: la prima è l’essenziale centralità di Marcelo Brozovic nello scacchiere nerazzurro. Ogni tipo di giocata nasce con lui e si sviluppa dalle connessioni che Epic riesce a creare all’interno del campo.
Grazie a @BetweenThePosts abbiamo questa grafica sulle posizioni medie e le linee di passaggio di #InterSampdoria. Riassumibile tutto con una parola: ordine. Ordine assoluto, pulizia e chiarezza nelle posizioni, splendido anche da vedere senza capirne nulla. pic.twitter.com/LZZOweNiJq
— L’Orologio Podcast (@TheOrologio) 17 febbraio 2019
La struttura quasi esagonale che si crea attorno al 77 è emblematica della sua centralità, di come viaggi il pallone dei suoi piedi. Al tempo stesso, e questa è un’amara constatazione, l’Inter non riesce ad affiancargli un giocatore in grado di supportarlo adeguatamente. Forse il terzetto visto nella ripresa contro la Samp, con J. Mario al fianco di Brozo e di Nainggolan, è la soluzione migliore: il portoghese si propone spesso come sponda, costruttore dinamico di triangoli che facilitano la risalita e – di conseguenza – velocizzano la manovra. Spalletti si convincerà, perlomeno in campionato, che questa è la formula migliore da utilizzare?