La gara con il Rapid Vienna, in casa, si è risolta in pochissimi minuti grazie all’uno-due di Vecino-Ranocchia seguito poi da Perisic e Politano, ma ha comunque lasciato qualche spunto tattico di rilievo – ovviamente da soppesare rispetto al valore dell’avversario che sui 180′ si è rivelato molto fortunato, come analizzato in prima istanza -.
L’Inter si è schierata con l’ormai collaudato 4231 molto mobile in cui sono molto più importanti i compiti che i ruoli e ha dovuto effettuare una scelta iniziale: come affrontare un avversario ancora – ipoteticamente – vivo? La squadra di Spalletti non si è fatta prendere dalla frenesia conscia della superiorità tecnica e tattica rispetto agli austriaci e ha fatto sfogare la squadra di Kühbauer concedendo spazio al fine di averne altrettanto in ripartenza. E così è stato. È stato questo il fil rouge del primo tempo: il Rapid avanti alla ricerca di un pressing altissimo, ma mal portato, che ha concesso praterie ai nerazzurri sulle fasce che hanno spesso trovato con uno/due passaggi gli esterni in grado di ripartire egregiamente. Su tutti Perisic.
PERIS(IC) BACK – Iniziamo dal mattatore della serata, Ivan Perisic che fra gol, assist e un mezzo assist (Candreva ha questo sulla coscienza) ha fatto ammattire gli austriaci. La sua posizione rispetto a quella di Candreva era molto più larga proprio per sfruttare le proprie doti atletiche a disposizione, a maggior ragione avendo tutto questo campo a disposizione. La sua continua ricerca dell’uno contro uno e la sua forma in crescendo sono stati la chiave di volta in questo sedicesimo di finale, ma sarebbe stato vano se il resto della squadra non fosse stato sulla lunghezza d’onda. La pericolosità di Perisic non è solo nelle doti atletiche, mai venute meno, ma nella varietà di scelte che deve fronteggiare la difesa avversaria: per essere chiari, avendo sempre almeno 3 uomini pronti ad accompagnare la manovra, il terzino di parte e la difesa non poteva shiftare immediatamente in chiusura su Perisic in ogni occasione al fine di rallentarne la corsa – cosa accaduta in più di un’occasione nella prima parte di stagione -, ma doveva concentrarsi anche sui rimorchi portati da Lautaro, Candreva, Nainggolan, all’occasione Vecino e Brozovic e addirittura Skriniar in un’occasione. Questo ha sempre facilitato la scelta del croato che ha sempre avuto almeno due soluzioni a disposizione, come nell’occasione del primo gol. Infatti il passaggio per Candreva sul primo palo era il più immediato, ma anche il rimorchio di Vecino poteva essere trovato con una palla più complicata già in prima istanza. L’Inter ha riempito benissimo l’area grazie a dei reparti finalmente con delle distanze adeguate.
IL RISVEGLIO DI VECINO – Che l’abbia presa anche contro il Rapid poco importa, è un di più. L’ex Fiorentina era in apparente debito di forma in questo inizio di 2019 tanto da far dubitare sulla sua prestazione in questa partita anche alla luce degli ultimi minuti della Sampdoria, invece Matias è stato molto intelligente dimostrando anche di avere ritrovato una buona gamba. Molte volte era lui a seguire gli attaccanti quando Nainggolan era fuori posizione e – soprattutto – era lui a garantire uno sfogo alla manovra nel secondo tempo quando Brozovic è stato pressato con più raziocinio dal Rapid. Se nel primo tempo infatti su Brozovic non era stata prevista alcuna marcatura a uomo, ma solo una copertura delle linee di passaggio da parte dei due attaccanti, nella ripresa sono arrivati più insistentemente sul croato e su Borja poi, ma a quel punto Vecino molto sagacemente si abbassava sulla linea dei due difensori centrali, sul centro destra, e da lì impostava a sua volta trovando spesso anche cambi di gioco molto veloci e pericolosi per la retroguardia austriaca. Serviva una risposta da Vecino e questa – sempre al netto dell’avversario – è una prestazione meritevole di nota.
In chiusura non si può non citare due giocatori che anche contro il Rapid hanno fatto un’egregia prestazione: Nainggolan e Martinez. Radja ha trovato l’hockey assist nel quarto gol, ma prima ancora ha dominato silenziosamente la trequarti offensiva con la presenza fisica e il suo posizionamento sempre perfetto per fare da collante fra la mediana e il centravanti. Il centravanti che anche contro il Rapid ha preso randellate e ha dato randellate, ma che soprattutto è salito di nuovo in cattedra a mostrare come si comporta un centravanti del 2018/19: palloni controllati sempre perfettamente anche spalle alla porta, movimenti in profondità a tagliare alle spalle dei difensori sempre precisi, coinvolgimento nella manovra e decisione nell’attacco alla porta all’interno dell’area di rigore: non avrà segnato, ma il gol non è la sola cosa che importa per un centravanti, infatti lui ha scelto la #10.
Piccolissima chiosa sugli ultimi minuti con Politano subentrato a Lautaro: prima l’ex Sassuolo, poi Perisic, hanno occupato il centro dell’attacco e si è visto cosa possono dare in quella posizione: Politano garantisce un moto perpetuo a liberare lo spazio centrale tagliando a uscire, Perisic occupa meglio la fascia centrale di campo e con il campo da prendere può andare più facilmente verso la porta. Una soluzione estrema che però non deve passare sotto traccia in un’Inter in cui in sette giorni, hanno segnato (quasi) tutti i giocatori offensivi, Ranocchia incluso.