La gara contro il Benevento è stata ben incanalata nei primi minuti e in definitiva non rappresentava un banco di prova per i nerazzurri – se non dal punto di vista atletico vista la pausa invernale intercorsa dalla gara contro l’Empoli -. La differenza fra le due squadra è stata evidente sin da subito e si manifestava al suo meglio nella comparazione fisica fra le due compagini. L’Inter si è schierata per tutti e novanta i minuti, o perlomeno per buona parte di essi, con il 4-2-3-1 con Lautaro a supporto di Icardi, mentre nella ripresa e con la girandola dei cambi si sono visti sprazzi del solito 4-3-3 ibrido in cui la mezz’ala di qualità – Borja Valero prima e João Mario nel finale – agivano da pendolo fra la mediana e la trequarti. Si sono continuate a vedere belle triangolazioni sulla destra con un Candreva ben centrato e spensierato che ha dato aria e profondità alla manovra allo stesso tempo.
Cosa lascia, dunque, la gara con il Benevento dal punto di vista tattico? Qualche buono spunto sui singoli, specialmente su quelli su cui si è focalizzata l’attenzione visto il poco utilizzo sin qui e che – in gran parte – hanno risposto presente alla chiamata di Spalletti.
Primo su tutti Lautaro Martinez.
Usciamo subito dall’equivoco che segnare è l’unica cosa da annotare in una partita simile: Lautaro aveva disputato una buona prova in fase di fraseggio con la squadra, agendo bene spalle alla porta, ma ha difettato in fase propositiva, specialmente nel primo tempo. Nel tandem offensivo costituito con Icardi è stato l’ex Racing a venire verso la metà campo a dialogare con i compagni ed è evidente se si nota come Lautaro nel primo tempo abbia toccato un solo pallone all’interno dell’area di rigore, proprio per la sua propensione a dialogare con i compagni di squadra. Il neo della sua prestazione, proprio per essere puntigliosi, è stata la tenuta atletica: si è visto in più di un’occasione che l’argentino aveva delle buone letture lontano dalla porta, ma per carenze fisiche – specialmente dopo scatti intensi – sbagliava l’ultimo passaggio o si faceva rimontare dall’avversario diretto. Nulla di preoccupante, ovviamente, è giusto però contestualizzare l’intero rendimento dell’argentino senza soffermarsi sui gol che lasciano un’immagine sommaria.
Chi ha lasciato un’impressione incerta è stato Gagliardini. È vero, in partite simili l’analisi di un giocatore è sempre complicata, però non è mai sembrato pienamente in possesso dei propri mezzi. Svagato nel primo tempo quando il Benevento attaccava spesso alle spalle della linea dei mediani e lui non riusciva a correre insieme a Brozovic, meglio nella ripresa, ma specialmente perché ha provato a variare il proprio repertorio tentando di farsi vedere in fase di impostazione. Perdere tutti e tre i contrasti e 7 degli 11 duelli totali in una gara con una così evidente prestanza fisica a favore di una squadra, per un mediano che dovrebbe fare della fase difensiva uno dei suoi pregi non può essere considerato un plus e forse un qualcosa che deve far iniziare una discussione più ampia sull’ex Atalanta e sulla sua posizione in rosa e nelle rotazioni dei titolari di Spalletti.
Ci si potrebbe soffermare su altre individualità che bene hanno figurato nell’ottavo di finale contro il Benevento, ma potrebbe risultare eccessivo. Pertanto ci limitiamo a chi potrebbe essere importante nelle rotazioni della seconda metà di campionato, con l’ingresso in scena dell’Europa League: Dalbert.
Il brasiliano aveva iniziato male – tanto da far inveire a gran voce il tecnico nerazzurro – e sembrava essere in giornata no visto il continuo affondo dei campani dalla sua fascia a causa anche di alcuni palloni persi banalmente, ma ha saputo riprendersi in maniera egregia mettendo in luce la sua capacità offensiva. Se l’Inter ha potuto mantenere un baricentro alto è stato anche – non solo ovviamente – alla presenza del terzino che ha giocato quasi sempre con i piedi sulla linea centrale del campo e questo è stato evidente nell’azione del gol quando, seguendo il movimento della squadra, non appena è stato recuperato il pallone è stato in grado di lasciare sul posto il proprio marcatore arrivando a piena velocità in uno contro uno sul difensore del Benevento che non aveva la posizione adatta per seguirlo. Il gol – poi – è di pregevole fattura, ma in ogni caso il suo movimento e la sua percussione avrebbero portato al gol i nerazzurri vista l’ampissima situazione di contropiede generata e sfruttata al meglio da Perisic e Dalbert.
Buone prestazioni individuali nel complesso, specialmente da coloro i quali che nel girone di ritorno potrebbero rappresentare un valore aggiunto: avere un cambio importante sulla fascia o un alternativa di livello per Icardi quando la stagione entrerà nel vivo potrebbe essere ancora più importante di eventuali acquisti nella sessione di gennaio.