Una gara, un’altra, ai limiti della follia. Ma questa volta, rispetto alla gara contro il Sassuolo tatticamente c’è stato un evidente passo indietro non imputabile ai singoli interpreti come era avvenuto contro i neroverdi; l’involuzione ha riguardato in maniera eguale moltissimi singoli consentendo al Parma di sviluppare al meglio il proprio piano partita sino a quando poi gli episodi hanno premiato un’Inter determinata a non perdere altri punti.
ROTAZIONI ALL OVER AGAIN – Altri sei cambi, di cui uno forzato per l’assenza di Skriniar, rivoluzionano la zona arretrata e mediana del campo: la difesa cambia totalmente con D’Ambrosio e Godin a fare da scudieri di de Vrij al centro e Barella ritorna nella zona mediana assieme al confermato Gagliardini. La prima novità vera e propria, però, sta nelle rotazioni del pressing che sono adattate agli esterni del Parma – Gervinho e Kulusevski -. Per non lasciare Godin esposto all’1vs1 contro Kulusevski con campo davanti, Gagliardini ha per buona parte del match eseguito i suoi compiti in pressione su Laurini, il terzino destro del Parma, consentendo a Godin di pressare Kucka e avere Biraghi su Kulusevski, un mismatch, ma non così evidente se fosse stato contro l’uruguaiano a campo aperto.
PROBLEMI CON LA DESTRA – Se a sinistra la cosa è stata tamponata con una soluzione appositamente studiata per il match, a destra tutto è rimasto invariato con un piccolo problema in più: non essendoci Gagliardini, troppo lontano per i motivi precedentemente detti, sarebbe dovuto essere Barella a sdoppiarsi fra il pressing e corse profonde all’indietro per evitare il 2vs2 su quella fascia ed è proprio da qui e da una serie di letture errate che arriva il gol di Gervinho: una situazione transitoria, non assolutamente di contropiede, si trasforma in un’azione pericolosa per una serie di errori. Kulusevski cambia lato a difesa schierata dell’Inter, con i due mediani pronti davanti alla retroguardia, ma Candreva che dovrebbe occuparsi di Gervinho lo segue con un po’ di approssimazione. Nulla di grave di per sé perché comunque D’Ambrosio è in posizione, senonché viene commesso un errore da parte sua: si abbassa lasciando andare il pallone.
Après ça le déluge.
Candreva che era già rientrato su Gervinho scivola liberando lo spazio necessario a Gervinho per preparare la conclusione e trafiggere Handanovic.
CONFUSIONE – Per indole il Parma ti invita nella sua metà campo per poi ripartire e quindi bisogna far fruttare lo stazionamento nella metà campo avversaria contro una squadra che difende con un baricentro sotto la linea dei 40 metri. Ma se la mole di gioco è stata elevata, una volta arrivata nella metà campo avversaria l’Inter ha avuto problemi nell’organizzare qualcosa di qualitativamente buono smentendo de facto quanto affermato da Stellini nel post-partita. E qui subentra il discorso su Eriksen. Il danese è la vittima di una squadra che fatica ad arrivare con qualità nell’ultimo terzo di campo – anche perché strettamente seguito da Scozzarella – e per giocare qualche pallone è dovuto scendere sulla linea dei mediani escludendosi dalla zona di campo più importante. Se a questo poi si aggiunge come l’Inter abbia sbagliato tanto dal punto di vista tecnico, viene da sé che il Parma nella prima frazione ha avuto il suo piano partita preferito a disposizione mancando però il colpo del ko. E come ripetiamo sempre, vincere ai punti conta solo nella boxe e nelle MMA.
CAMBI E BASTONI – Conte e il suo staff li hanno azzeccati come tempistiche. L’ingresso di Sanchez ha dato imprevedibilità e velocità alla manovra e due esterni diversi hanno contribuito ad abbassare un Parma, già basso di suo e con pochi ricambi qualitativi laddove importava. A questo si aggiunge l’ingresso di Bastoni per un positivo Godin. L’uruguaiano difensivamente non ha affatto sfigurato, ma per indole rimane troppo basso e non sale con costanza e qualità facendosi risucchiare nelle transizioni offensive del Parma. Bastoni, per contro, sale molto e con un raziocinio tale da renderlo una vera e propria arma in più grazie al suo piede e alla sua visione di gioco. Il risultato finale premia l’Inter forse fuori misura, ma chiarisce senza ombra di dubbio come questa squadra non possa difendere bassa in nessun modo e debba stare alta anche a costo di concedere qualcosa e di coinvolgere quanti più uomini possibili nella manovra.