La gara contro il Chievo ha riaperto squarci pericolosi nella stagione dell’Inter. L’ennesimo tonfo di una squadra imperfetta che troppo spesso si arena sui suoi limiti potrebbe essere destabilizzante, nonostante la classifica tutto sommato positiva. La squadra di Spalletti non vince in trasferta da novembre e nelle ultime giornate di campionato ha inanellato prestazioni deludenti. Il percorso dei nerazzurri è in linea con quanto preannunciato a inizio stagione, ovvero raggiungere la Champions League e consolidarsi come una delle prime tre forze del campionato. Tuttavia, da questa squadra è lecito aspettarsi molto di più di quanto fatto vedere finora, al netto di molte prestazioni scialbe ed errori grossolani che sono costati parecchio.
Contro il Chievo, si è visto il copione della solita Inter: una squadra aggressiva, in grado di dominare l’avversario senza tuttavia sferrargli il colpo di grazia. Dopo una buona fase, si arriva all’inevitabile calo che purtroppo talvolta coincide con La Grossa Occasione©, momento in cui gli avversari fanno gol. È successo contro il Tottenham, contro la Roma, contro la Juventus e contro il Chievo. Un po’ troppo spesso per non essere considerato un comportamento recidivo.
PALLE PERSE – I clivensi hanno preparato una partita coraggiosa, in linea con quanto fatto vedere dal ritorno di Di Carlo in panchina. Squadra corta, serrata in un 3-5-2 che ha impensierito l’Inter fin dai primi minuti. A inizio partita infatti Nainggolan e Joao Mario hanno avuto difficoltà a giostrarsi ai lati di Brozovic, perdendo spesso la posizione. Non è un caso che due cecchini come de Vrij e Skriniar abbiano perso ben tre palloni (due l’olandese, uno lo slovacco) mentre provavano a impostare la manovra: se una percentuale dell’errore si può derubricare a disattenzione, quelle sono aperture fatte a memoria. Quindi qualcuno, in quelle zone di campo, doveva esserci per forza. Passata la prima mareggiata del Chievo, l’Inter incomincia a macinare gioco attraverso la catena di destra, dove Vrsaljko, J. Mario e Politano creano diversi scompensi nella fase difensiva dei gialloblu.
TRIANGOLI – Spalletti disegna grazie a loro triangoli dinamici che si compongono grazie alla qualità migliore di J. Mario, ovvero quella di proporsi per lo scambio intelligente, il dai-e-vai che libera l’uomo grazie a un passaggio semplice. Abbiamo già parlato di come il portoghese sa muoversi tra le linee e la migliore occasione dei nerazzurri nasce proprio da un suo movimento a smarcarsi: JM riceve, si gira e allarga dove D’Ambrosio crossa per Icardi che batte a colpo sicuro ma Sorrentino è bravo a respingere. Poi, da un vuoto d’aria creato dagli elastici di JM e Nainggolan si crea il varco in cui de Vrij incalza sempre Icardi (cheggggiocatore!) Che salta l’avversario, legge la difesa e serve ancora D’Ambrosio: palla al centro e gol. Ma non bisogna sottovalutare e l’importanza dei centrocampisti e la prima impostazione del centrale olandese. Non trovate anche voi che Nainggolan, Brozovic e Joao Mario al momento siano il miglior terzetto possibile? C’è tutto, quando sono al top della forma. Corsa, difesa, inserimento, tiro (a parte te, JM) e intelligenza tattica. In attesa di un altro profilo mondiale che subentri quando le cose si mettono male.
TENTATIVI – Nel finire del primo tempo non va dimenticato di come l’Inter giochi un calcio anche esaltante, divertendosi a pescarsi tra le linee per transizioni veloci e potenzialmente mortifere. Se gli Xg della squadra di Spalletti sono 2.3 (contro lo 0.6 del Chievo) il pallottoliere dei gol segnati langue: tantissime le occasioni che si trasformano in rammarico, per come si è evoluta la partita. Anche nel secondo tempo l’Inter parte fortissimo, ma non riesce a sbloccarsi mentalmente e si inceppa sul più bello. Quindi inizia un lento arretramento, un progressivo abbassarsi dei reparti che porta il Chievo a crederci. Non è un caso che nel momento in cui Skriniar va fuori dai ranghi, litigando con Meggiorini e facendo intravedere un po’ di nervosismo, la squadra crolli. E iniziano le montagne russe, da cui Spalletti cerca di uscire varando per la seconda partita la difesa a tre: Perisic largo, dentro Lautaro per Politano con l’idea di schierarsi a specchio del Chievo. In molti l’hanno vista come una mossa remissiva, ma sarebbe bastato vincere i duelli individuali per portare a casa il risultato in una partita agevole, che si è complicata per colpa della stessa Inter.
PERISIC – Il giocatore simbolo di questo periodo storico dell’Inter è senza dubbio Ivan Perisic. È l’emblema di quanto l’Inter sia una squadra umorale, incapace di avere controllo sulla partita, che vive di fiammate e di emozioni. Nella prima frazione di gara, il numero 44 vive una partita opaca, impalpabile. Arriva addirittura il rimbrotto di Spalletti, dopo un 1vs1 finito male: “Tu queste situazioni le devi vincere”. Perisic si scuote, segna e incomincia un’altra partita: parte largo, non corre più in diagonale ma dritto per dritto e fa valere il suo paso doble e la sua fisicità debordante. Duetta anche con Icardi, va vicinissimo a confezionare insieme a Maurito l’azione dell’anno che avrebbe portato allo 0-2 e tutti a casa. Troppo poco, per un vice-campione del mondo. Eppure, qualcosa si muove. Ma, in un pomeriggio in cui ti fai riacciuffare all’ultimo secondo dall’ultima della classifica con gol di un quarantenne, bé, niente può essere abbastanza.